LE PERSONE SERVIZIEVOLI SONO UNA SECCATURA
Posted by Mariana Scaravilli on Sep 5, 2017

 

Un modo per spiegare che le persone servizievoli sono una seccatura è quello di fare una distinzione tra l’essere servizievole e l’essere utile. In questo modo abbiamo quattro diverse qualità di assistenza:

utile-utile

utile-servizievole                     servizievole-utile

servizievole-servizievole

La persona servizievole-servizievole sa cosa è meglio per te, perché sa cosa è meglio per lui. Incapace di distinguere tra sé e gli altri, sa per certo che quello che va bene per lui va bene per gli altri. E glielo imporrà, che l’aiuto sia gradito o meno. Questi sono gli scantinati dell’aiuto. La persona servizievole-servizievole non è solo una seccatura, è un pericolo vero e proprio. Questo è il mondo dei fondamentalisti, dei veri credenti, dei miglioratori della società. È un genere che si riconosce dal vigore con cui offre  ”aiuto”.

La persona utile-servizievole riesce a vedere oltre sé stessa, ma gli manca la visione integrale per poter valutare le ripercussioni che inevitabilmente insorgeranno dal proprio prestare aiuto. Così, la persona utile-servizievole intelligente offre il proprio aiuto prima di metterlo in atto; e non si offende se la sua offerta viene declinata.

La persona servizievole-utile ha la capacità di mettersi nei panni della persona che ha bisogno di aiuto, e di prevedere il risultato dell’assistenza che è in grado di fornire. L’aiuto verrà valutato con precisione, nella qualità e nella quantità. Non verrà fornito più aiuto del necessario, non viene offerto più aiuto di quanto se ne possa ricevere. Qui comincia l’ecologia dell’aiuto.

La persona utile-utile è davvero rara: il suo aiuto viene offerto sempre, ed è sempre disponibile, ma noi non abbiamo idea della natura di questo aiuto, né di cosa comporti la sua elargizione. La persona utile-utile è in uno stato di preghiera costante, per quanto ciascuno possa interpretare soggettivamente questo stato. In un certo senso, egli è la preghiera (o aiuto) incarnata. Questa è una condizione sublime e rara. Non c’è nessuna imposizione in questa offerta di aiuto: l’aiuto non ci può venire dato contro la nostra volontà. Meglio chiedere costantemente l’aiuto di questa qualità, sapendo che non ci verrà negato, né potrebbe esserlo. Ma dobbiamo chiedere.

Questo ci pone un onere: di che tipo di aiuto abbiamo bisogno? E come lo useremmo, qualora dovesse pioverci addosso?

Anche la maniera in cui l’aiuto ci è reso disponibile può essere affrontata allo stesso modo, con uno spettro che va dalla delicatezza (dove il nostro diritto di chiedere aiuto è assoluto) all’imposizione di un’assistenza non voluta (è per il tuo bene anche se non lo sai):

La delicatezza della delicatezza

La delicatezza dell’imposizione                       L’imposizione della delicatezza

L’imposizione dell’imposizione

La delicatezza della delicatezza ha comunque una qualità propria di necessità.

A volte ci viene offerto aiuto, anche se non l’abbiamo chiesto. È come se avessimo un  Buon Amico che ci accompagna nella vita, sempre attento ai nostri interessi, anche quando siamo noi stessi ciechi a ciò che serve. Quando questo aiuto ci viene offerto, la cosa avviene senza alcuna pressione, imposizione o forzatura. Questo è sorprendente: che ci possa venire offerto un dono da Qualcuno che non ha alcun interesse personale nel fatto che noi lo si accetti o no.

Che si possa avere la chiarezza per riconoscere un dono di tale qualità, il coraggio per accettarlo, e la capacità di mantenere il dono in movimento.

 

Martedì, 13 Marzo 2001;
The Basement, Chateau Belew, Mount Juliet, Tennessee.

 

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